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domingo, 16 de marzo de 2014

La casa, la famiglia, la campagna



Ogni estate Ludovica ritornava al paese dei suoi nonni. Ormai aveva quindici anni e non le piaceva molto andare là. La casa era grande ma un po' cadente. Era arredata con mobili antichi (vecchi direbbe lei), il pavimento era di legno e cigolava ad ogni passo che dava.


Tuttavia c'era qualcosa di strano che Ludovica non sapeva spiegare e che la faceva sentire piena di libertà. La casa era in mezzo al blu, nella periferia del paese, il mattino soltanto si sentiva  il canto degli ucelli. C'era un orto quasi morto perché non lo coltivava nessuno e , indietro, si estendeva una pianura che correva chilometri e chilometri cercando le montagne. Al tramonto il paesaggio collinario diventava nero e arancione, nascondendo il sole che pigro, non vedeva l'ora di andarsene. Era una vista di sogno a occhi aperti.

Quando era piccola, sei o forse sette anni, suo nonno la portava a raccogliere la flora montana. La montagna era piena di fiori di tutti i colori. Ce ne erano soprattutto vicino ai molteplici fiumi che ancora si trovano lì. Gialli, verdi, azurri, rossi, sempre raccoglieva i rossi giacché erano i suoi preferiti.

Non era una zona costiera ma sì lacustre e anche se era vietato pescare nei fiumi, si poteva farlo nei laghi, perciò Ludovica passava gran parte del suo tempo con una canna tra le sue mani.

Erano tempi felici, potrebbe dirsi che era una famiglia allargata dove regnava la pace e la tranquilità; tutti uniti, nonni, figli, nipotini, cugini, cognati ecc. Adesso suo nonno è morto, i suoi genitori sono divorziati e nessuno viene a vedere la nonna, soltanto lei ritorna ogni estate per farle compagnia e per ricordare i tempi che non ritorneranno più.

Carletto

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